Luna di Transilvania racconto del terrore di Davide
Lo Schiavo
Ero solo. Solo nel buio. Tutto intorno il malefico silenzio
dell'oscurità.
Nella grande sala aleggiava sempre più intensa la puzza
di marcio e di muffa. Mi stordiva.
In un angolo, numerose poltrone invecchiavano avvolte da disgustose
ragnatele così fitte da sembrare i capelli di una vecchia.
Un altro urlo, grida di morte dal corridoio si avvicinavano,
lei mi cercava.
Nel buio tacevo sconvolto, urla demoniache echeggiavano ovunque
interrotte da cupe e pazze risate.
-Dove sei ABRAHAM? Sai che puoi fuggire, ma non puoi scappareeeeeeeeeeee!
Ne seguì un'agghiacciante risata che mi perforò
il cervello
. DOVE SEI!!!!!!!!!
Non sarei rimasto solo a lungo, questione di attimi e mi avrebbe
trovato.. Perché? Perché ero finito in quella
situazione?
Dove erano gli altri?
Forse già vittime della mia
signora.
4 giugno 1989, tutto iniziò quella mattina.
-Ehi Nick! Guarda qua che roba! Abbiamo trovato quello che fa
per noi.-
Il mio migliore amico, Nick Anderson, arrivò a fiato
corto davanti scuola reggendo il TIMES con mano tremante, eccitatissimo.
Accanto a me seduta sul muretto la mia ragazza Melanine King,
lo guardò con aria poco convinta.
Adoravo quella ragazza, i suoi lunghi capelli neri erano una
cornice perfetta al bel viso dai lineamenti delicati e a due
occhioni verdi sempre vigili e attenti.
Nick mi mostrò la sua grande scoperta; a caratteri cubitali
un articolo del giornale recitava: ECCEZIONALE VACANZA! Transilvania,
presso il castello dell'ormai defunto conte Black Devil. Località:
Rock Mountain.
Un'esperienza indimenticabile da vivere con amici, parenti,
ecc. per provare il brivido di alloggiare in uno sperduto castello
della Transilvania. Mettete alla prova il vostro coraggio. Vi
aspettiamo. (Periodo consigliato Giugno-Luglio)
NAKIRA TOURS.
Non credetti ai miei occhi; noi che da sempre eravamo patiti
del brivido, sin da bambini, avevamo finalmente l'occasione
di vivere un'esperienza del genere.
La foto dell'antico castello riempiva la pagina e invogliava
ancora di più all'avventura.
Nei giorni che seguirono, tutti e tre prendemmo seriamente in
considerazione la proposta, ne parlammo con i nostri genitori
e visto che ormai la scuola era finita e noi eravamo abbastanza
grandi e vaccinati, decidemmo di prenderci una bella vacanza
per quella che sarebbe stata anche una scommessa con noi stessi:
quanto avremmo resistito?
Così, il 18 Giugno, tre coetanei di 20 anni partirono
verso ciò che per loro era la cosa più emozionante
in assoluto, senza sapere che il vero orrore, e non quello delle
pellicole, si sarebbe presentato di lì a poco segnando
i loro destini uno per uno.
Il viaggio in aereo non durò a lungo e al nostro arrivo
trovammo ad aspettarci la signorina Vergil Nakira, la nostra
accompagnatrice.
Poche ore di auto e finalmente arrivammo a Rock Mountain verso
sera.
Il castello si stagliava imperioso nel cielo notturno orfano
di stelle e rischiarato solo da una pallida luna; lo raggiungemmo
seguendo una stradina sterrata che si snodava come un serpente
risalendo l'altopiano.
Un grande cancello nero aspettò il nostro arrivo e Nakira
lo aprì senza alcuna difficoltà con il passe-partout.
La donna così, ci fece strada verso il portone principale
dell'edificio senza prima aver attraversato però il lugubre
giardino del castello, a piedi per giunta.
Numerose statue appostate qua e là non contribuivano
a calmarmi. Devo confessare che mi sentivo strano, per la prima
volta avevo veramente paura di quell'atmosfera da film horror.
Quei volti di marmo muti ma così ricchi di espressione
Sembravano terrorizzati, come colti da un lampo di morte inaspettato,
le bocche distorte, lo sguardo nel vuoto
Nick e Melanie non sembravano più calmi di me, si guardavano
attorno con aria smarrita, anche nei loro volti leggevo la paura
come nelle statue.
Camminammo in silenzio tra lunghe file di alberi lugubremente
spogli nonostante la stagione avanzata; piccole siepi costeggiavano
i vialetti di ghiaia che percorremmo ma fu assai triste nel
costatare che queste più che spoglie sembravano
bruciate,
sì proprio così, talmente erano secche e raggrinzite.
D'un tratto sentii qualcosa di strano, di sovrannaturale oserei
dire. Sentii un'acuta risata che mi ghiacciò il sangue
nelle vene. Chi mai?
Nick mi strinse un braccio e sussultai terrorizzato, Melanie
era a qualche passo da noi pietrificata dallo spavento.
-Sembra che lo abbiano sentito tutti, eh ragazzi? La voce mi
uscì a stento e prima che Melanie potesse dirmi qualcosa
LEI tornò; una risata diabolica e lunghissima rimbombò
nell'aria, fin troppo gelida per una serata d'estate.
Mi voltai in tutte le direzioni cercando spasmodicamente da
dove provenisse quel suono indemoniato e realizzai che non eravamo
più in quattro per la passeggiata notturna nel giardino,
Vergil era scomparsa!
Quello fu solo l'inizio di tutto
Maledico quella mattina
davanti scuola, maledico la mia dannata passione per il brivido
.
Ormai in preda al terrore più abissale, non sapevamo
più cosa fare, né che pensare.
A qualche metro da noi giaceva la torcia utilizzata dalla nostra
accompagnatrice che Nick fu lesto a raccogliere, questo era
un segno inquietante della sua presenza, ma dove diamine era
finita!
Il silenzio fu rotto da un rumore di passi, lenti, strascicati.
Scrutai nell'oscurità sperando di scorgere il volto scarno
di Vergil
Ma qualcosa di ghiacciato mi si posò sul
collo. Voltandomi di scattò con il cuore a mille vidi
una cosa mostruosa. A poco meno di una spanna dal mio viso si
trovava il volto di una statua con un ghigno malefico stampato
in faccia, era la statua di una vergine, credo, mi fissava truce
ghignando e dalla sua bocca contorta iniziarono a sgorgare fiotti
di sangue che mi vennero sputati in faccia, sulla spalla la
mano della statua mi riverso il liquido rosso caldo e appiccicaticcio.
E rieccola, la risata seguita da un urlo spettrale ma questa
volta accompagnata dall'espressione del viso della statua che
torceva la sua bocca e cambiava espressione per sbeffeggiarmi.
Cercai di divincolarmi dal quel mostro dalle sembianze di donna
per rifuggire quella visione orribile ma la vergine mi affondo
le unghie di marmo nella spalla.
Urlai dal dolore e quella a sua volta, godendo del mio dolore,
come un feroce lupo attacca la sua preda che inerte si lascia
morire, così infierì il mostro su di me buttandomi
a terra urlando impazzito. Morto di paura cercai di rialzarmi
e di scappare ma in un secondo il suo volto fu di nuovo incollato
al mio. -Ti ho ritrovato Abraham, ti ho ritrovato finalmente.
-Dalla statua uscì un sussurro dolce come la morte -
Tu mi hai lasciato morire Abraham, ricordi? Fu tanto tempo fa
Io ti aspettavo a casa Abraham quella sera , nel nostro splendido
castello, ma tu non tornasti mai o Conte Black Devil! Ti ho
aspettato a lungo Abraham, troppo a lungoooooo!!! Urlò
pazza da legare e la statua esplose in mille pezzi rivelando
l'entità di uno spettro dalle sembianze di donna con
lunghi capelli biondi e occhi azzurri freddi come il ghiaccio.
Cercai di ripulirmi per quanto potetti dal sangue e cercai con
lo sguardo Melanie e Nick. Scomparsi, svaniti nel nulla.
Urlai disperato e corsi via nella notte, giunsi trafelato al
portone del castello che maestoso si ergeva in tutta la sua
grandezza. Per fortuna questo era aperto, quindi mi fiondai
a perdicollo all'interno dell'edificio. Vorrei non averlo mai
fatto: migliaia di anime in pena vagavano per le sale decorate
con colori lugubri quali il nero o il grigio.
Gli esseri incorporei piangevano ed emettevano urla pazze di
disperazione fluttuando e roteando in ogni angolo del castello.
Molti gemendo ripetevano: "Non sono io Abraham, aiutoooooo!
Non devo pagareeeeeee!"
Ma chi è questo Abraham!? Mi chiesi. Perché tutte
queste vittime per lui?
Il terrore dettava legge dentro di me, presi a correre per i
lunghi corridoi, nemmeno una luce in giro, solo un taglio di
luna mi spiava ogni tanto dalle grandi finestrone gotiche disperse
secondo un gusto bizzarro nel castello, immune a tutto ciò,
come immobile spettatore. Orribile luna Transilvana.
Corsi e corsi a perdifiato, ma lei mi stava cercando, era nel
castello. E urlava e urlava
Braccato come una volpe, aspettavo la mia ora nel buio della
grande sala in cui mi ero rifugiato.
Ecco la mia fine, una gelida notte d'estate, sotto l'orribile
luna di Transilvania. TORNA ALL'INDICE
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